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Ottobre 2023, Anno XV, n. 10

Dilek Gürsoy

Una Donna di Cuore e Cervello

Quando ho deciso di dedicarmi alla cardiochirurgia, sapevo che si trattava di un ambito maschile, ma volevo seguire la mia passione e niente avrebbe potuto fermarmi, e perché avrei dovuto?

Telos: Prima donna in Europa ad aver impiantato un cuore artificiale in un paziente e chirurgo rivoluzionario che ha contribuito allo sviluppo di un nuovo cuore artificiale. Può raccontarci queste esperienze?

Dilek Gürsoy: Sì, è tutto vero. Al tempo dell’operazione, nel 2012, i rappresentanti dell'azienda del cuore artificiale che stavo per impiantare mi hanno chiesto se ero consapevole di essere la prima donna in Europa a eseguire un intervento con un cuore artificiale totale. Non lo sapevo e non mi importava. Avevo già eseguito molti interventi di questo tipo, ma mai dall'inizio alla fine. Per me, la cosa più importante è che l'operazione si svolga senza intoppi e in modo pulito. E sì, dal 2010 sono attivamente coinvolta nella ricerca sul cuore artificiale. In primo luogo, ho avuto la grande fortuna e l'onore di sviluppare un dispositivo, tedesco, di assistenza ventricolare sinistra e un cuore artificiale totale in un laboratorio di ricerca su animali. A questo sono seguite commesse da altri Paesi europei e scandinavi, che ho potuto seguire fino ad oggi e, spero, in futuro come chirurgo. L'obiettivo della ricerca sul cuore artificiale non è solo quello di fornire un ponte, temporaneo, fino al trapianto di cuore, ma di offrire una vera alternativa. Il cuore artificiale dovrebbe essere progettato in modo tale da adattarsi a qualsiasi torace (maschile/femminile) e funzionare in modo impeccabile dal punto di vista tecnico per oltre 10 anni.

Figlia di una famiglia operaia turca che emigra in Germania nel 1969 da lavoratore ‘ospite’, non ha di certo ha avuto le condizioni di partenza ideali. Quando ha capito di volere diventare un chirurgo? e come ha perseguito il Suo obiettivo?

Sì, sono una figlia della classe operaia, ma è proprio questo che mi rende speciale. Ho imparato fin da piccola cosa significa lavorare sodo e, soprattutto, con onestà e onore. Mia madre mi diceva sempre che dovevo essere migliore di lei. Ho sempre saputo che volevo fare il medico, non c'era bisogno che me lo dicesse nessuno. E sono stata molto fortunata ad avere avuto, in questo Paese, la possibilità di andare a scuola e poi proseguire i miei studi. Ho semplicemente approfittato di queste opportunità e non ho mai perso di vista i miei obiettivi. Tutto qui! A volte tutto è più semplice di quello che può sembrare.

Lei si è affermata nel mondo esclusivamente maschile della cardiochirurgia artificiale e in un settore che appare dalla rigida struttura gerarchica. È davvero così? e questo ha un impatto anche sulla cultura e sull'atmosfera di lavoro?

Quando ho deciso di dedicarmi alla cardiochirurgia, sapevo che si trattava di un ambito maschile, ma volevo seguire la mia passione e niente avrebbe potuto fermarmi, e perché avrei dovuto? Ero consapevole delle mie capacità e convinta della mia motivazione. Da giovane medico, in formazione, non rappresenti un pericolo per i tuoi colleghi maschi, anzi, ti incoraggiano, ti insegnano molto. Ma non appena diventi più esperta e sicura di te stessa, sai cosa sei in grado di fare e quindi fai delle richieste, allora ti imbatti rapidamente nel soffitto di vetro. In realtà, questo è il problema di ogni donna forte e di talento, non è così?

Cosa accadrà in futuro?

Da circa 5 anni ho il desiderio di aprire una mia clinica privata di cardiochirurgia e cardiologia, e sono in procinto di farlo. La squadra per amministrarla e gestirla è pronta, tra l'altro è composta solo da donne, il personale medico è pronto, la città è pronta, l'edificio è libero, manca solo la parte finanziaria. Ma, se Dio vuole, ci sono vicina. Forse ci vorrà un po' di tempo, ma rinunciare al progetto non è un'opzione che prendo in considerazione, è il mio obiettivo e di solito raggiungo i miei obiettivi. Anche il lavoro di ricerca continuerà e spero di sviluppare una valida alternativa al trapianto di cuore.

Marco Sonsini

Editoriale

Quando Christiaan Barnard trapiantò il primo cuore il 3 dicembre 1967, i tempi non erano maturi. Ma lui osò. In Italia, nella notte tra il 13 e il 14 novembre 1985, il Prof. Vincenzo Maria Gallucci, esegue, nel reparto di cardiochirurgia di Padova, il primo trapianto di cuore: il paziente era Ilario Lazzari, un falegname di Vigonovo affetto da una grave forma di miocardiopatia dilatativa.
Aveva ridato vita e speranza a un uomo e a tanti altri malati, che da allora non sarebbero stati più costretti ai ‘viaggi della speranza’ oltreoceano. Non tutti sanno però che il 4 aprile 1969 è stato trapiantato il primo cuore artificiale in un uomo, ma il primo cuore artificiale permanente arriva, alla fine del 1982, con ‘Jarvik-7’, che prende il nome dal suo sviluppatore Robert Jarvik. Il cuore artificiale totale, ancora oggi, ci dice l’intervistata del numero di ottobre di PRIMOPIANOSCALAc, viene considerato come un ‘ponte’ in attesa di un trapianto con un cuore ‘vero’. Lei non la pensa così, ma crede che debba essere una vera e propria scelta terapeutica per pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca avanzata che hanno esaurito le alternative farmaceutiche. Il suo impegno nella ricerca ha questo obiettivo. Di chi stiamo parlando? Della cardiochirurga tedesca di origine turca, Dilek Gürsoy, la prima ad aver impiantato un cuore totale artificiale in Europa che da oltre un decennio è in prima linea nella ricerca sul cuore artificiale, per sviluppare una reale alternativa al trapianto, ancor più necessaria visti i bassi tassi di donazione degli organi. Dedica particolare attenzione all'anatomia femminile, perchè come ci dice “Il cuore artificiale dovrebbe essere progettato in modo tale da adattarsi a qualsiasi torace (maschile e femminile) e funzionare in modo impeccabile dal punto di vista tecnico per oltre 10 anni”. Il problema della donazione degli organi è molto sentito anche in Italia, nonostante il tasso di donazione nel nostro Paese si sia attestato ancora una volta tra i più alti al mondo: a livello europeo, l'Italia si colloca al terzo posto con 24,1 donatori per milione di abitanti, dietro la Spagna (40,8), a ridosso della Francia (24,7) e davanti a Gran Bretagna (19,8), Germania (11,1) e Polonia (10,5). In particolare, il nostro Paese ha registrato il tasso più alto per quanto riguarda il trapianto di fegato (23,1 per milione di abitanti), al pari della Spagna. Ma, come dice il Centro Nazionale dei Trapianti, “si può misurare la generosità? Oppure calcolare l’altruismo? Sì, esiste un metodo ed ha anche un nome: si chiama Indice del dono”. Anche quest’anno, il CNT ha messo in fila i comuni più generosi d’Italia per la donazione di organi e tessuti e ci ha fornito una fotografia dell'impegno profuso dai Comuni italiani nella gestione complessiva del servizio di registrazione della dichiarazione di volontà sulla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio della carta d'identità. Corato, in provincia di Bari, si è piazzato al primo posto in Italia fra i comuni più generosi e la Toscana è la Regione più generosa per donazioni realmente avvenute. Fa benissimo la dr.ssa Gürsoy a puntare sulla ricerca del cuore artificiale e dei dispositivi di assistenza cardiaca che possono salvare vite: troppe persone muoiono mentre sono in lista d’attesa per una donazione. La storia di Dilek è molto particolare: figlia di una famiglia di operai emigrati dalla Turchia in Germania, nel 1969, come lavoratori ospiti, è nata e cresciuta a Neuss, nella Renania Settentrionale-Vestfalia. Molto legata alla sua famiglia -ha perso il padre per un improvviso arresto cardiaco quando aveva 10 anni- definisce sua madre ‘la mia eroina’ per aver cresciuto lei e i suoi fratelli come madre single, lavorando per più di 40 anni come operaia. Alla nostra domanda su un punto di partenza difficile, risponde senza pietismi, di essere stata “molto fortunata ad avere avuto, in questo Paese [la Germania], la possibilità di andare a scuola e poi proseguire i miei studi. Ho semplicemente approfittato di queste opportunità e non ho mai perso di vista i miei obiettivi”.
Le copertine di PRIMOPIANOSCALAc del 2023 sono state pensate per creare, con i volti dei protagonisti, una sorta di merchandising museale. Ogni mese un oggetto viene personalizzato con il volto in bianco e nero dell’intervistato. È così che una t-shirt, un magnete o una shopper diventano un ricordo, un’esperienza, un simbolo. I nostri ospiti si trasformano in vere e proprie figure iconiche, alla stregua delle opere esposte in un museo: l’Uomo Vitruviano di Leonardo, i girasoli di Van Gogh, la creazione di Michelangelo nella Cappella Sistina... E ogni personaggio diventerà talmente iconico da essere trattato come una pop star, che canta sui social. Per Dilek, abbiamo scelto un cuscino a…forma di cuore. Rosso! Siamo quindi venuti meno alla scelta cromatica delle copertine di quest’anno. Ma come rinunciare al rosso? E la canzone scelta per Dilek, parlerà di un cuore infranto. Aspettate a scoprirla.

Mariella Palazzolo

Dilek Gürsoy

Dilek Gürsoy è una cardiochirurga tedesca di origini turche, tra i più importanti esperti al mondo nei cuori artificiali e nei sistemi di supporto circolatorio. È stata la prima cardiochirurga ad aver impiantato un cuore artificiale in Europa; attualmente, sta lavorando alla sperimentazione di un cuore artificiale senza fili né fonti di alimentazione esterna. Si è laureata all’Università di Düsseldorf e ha iniziato a lavorare, prima come medico, poi come specialista e infine associato. È stata nello staff del Prof. Reiner Körfer, dove ha contribuito a sviluppare un nuovo tipo di cuore artificiale. Dal 2019, è primario e Direttore del programma Left Ventricular Assist Device (LVAD) nel dipartimento di chirurgia cardiaca dell’ospedale Helios di Sigburg. Nel 2022, è stata annoverata tra le 100 donne più influenti al mondo - BBC 100 Women.
Suo padre, emigrato dalla Turchia, è mancato per un improvviso arresto cardiaco quando Dilek aveva appena 10 anni; la madre Zeynepha quindi ha cresciuto, da sola, lei e i suoi due fratelli più grandi. Dopo 47 anni di lavoro in fabbrica, è finalmente andata in pensione. Nata nel 1976 a Neuss, è un’accanita tifosa di calcio e il suo cuore batte per il Borussia Mönchengladbach! Cosa ci ha raccontato di lei? “Saper creare relazioni è una delle mie più importanti qualità; in un’altra vita, mi sarebbe piaciuto allevare cuccioli” e aggiunge “Il mio più grande successo fino ad oggi? Non l’ho ancora raggiunto”. E conclude dicendo che, la miglior ricompensa dopo una dura settimana di lavoro sono “del buon cibo, il gelato e della buona musica”.

Marco Sonsini