Questo sito prevede l‘utilizzo di cookie. Continuando a navigare si considera accettato il loro utilizzo. Ulteriori informazioniOK
Vai al contenuto

Telosaes.it

Direttore responsabile:
Maria Palazzolo

Editore: Telos A&S srl
Via del Plebiscito, 107
00186 Roma

Reg.: Trib. di Roma 295/2009 del 18 settembre 2009

Diffusione: protocolli
Internet - Isp: Eurologon srl

A member of the Fipra Network
Socio Corporate di American Chamber of Commerce in Italy

SocialTelos

Maggio 2016, Anno VIII, n. 5

Mohammed Dewji

L’Africa è pronta. Siamo pronti per l’Africa?

“Ancora oggi per molte imprese africane l’accesso al capitale presenta la più importante difficoltà, ma sono ottimista sul fatto che le istituzioni finanziarie vedranno nel tessuto imprenditoriale africano una valida opportunità. Gran parte della crescita della nostra economia e della creazione di posti di lavoro deriva proprio da quelle imprese che oggi lottano per accedere al capitale.”

Telos: Uomo d’affari di successo con interessi in diversi mercati e un profilo internazionale. Quali sono stati i fattori-chiave nel suo percorso? Crede che la sua sia un’esperienza non replicabile, oppure ritiene che altri possano seguire le sue orme?

Mohammed Dewji: Il mio successo è un grande riflesso dei risultati del mio Paese. Il quadro socio-economico che ha reso la Tanzania una destinazione attrattiva per gli investimenti ha giocato un ruolo significativo nella crescita di MeTL e nello sviluppo della mia carriera. La sua posizione strategica, l’abbondanza di risorse naturali e la stabilità politica sono state tutte cruciali nel mio percorso di crescita. La Tanzania è anche uno dei Paesi più pacifici e politicamente stabili dell’Africa. Dalla sua indipendenza nel 1961, il paese non ha mai vissuto la guerra civile o conflitti interni di rilievo. La posizione geografica è un ulteriore grande vantaggio, ed è stata utile all’espansione dell’azienda attraverso l’Africa Orientale e Centrale.
In aggiunta ai risultati del mio Paese, uno dei fattori chiave nel mio percorso è stata la capacità di raccogliere capitali. Il capitale è stato essenziale per l’attuazione dei piani di crescita di MeTL, perché ha agevolato delle notevoli strategie di espansione di molte delle nostre affiliate, condotte con successo. Ancora oggi per molte imprese africane l’accesso al capitale presenta la più importante difficoltà, ma sono ottimista sul fatto che le istituzioni finanziarie interessate a fare buoni investimenti vedranno nel tessuto imprenditoriale africano una valida opportunità. Gran parte della crescita della nostra economia e della creazione di posti di lavoro deriva proprio da quelle imprese che oggi lottano per accedere al capitale. E poi, sì! Credo davvero che la mia esperienza sia replicabile e possa essere adattata a misura del percorso di vita di ognuno. Finché le persone saranno in grado di cogliere le opportunità che hanno a disposizione, saranno in grado di seguire il percorso migliore per la propria crescita.

Quando è stato nominato Uomo dell’Anno da Forbes Africa ha dedicato il premio ai suoi dipendenti ed alla gioventù della Tanzania. Che significato ha questa dedica, e quale messaggio intende diffondere?

Attualmente MeTL Group dà lavoro a 28.000 persone in Tanzania. Si tratta all’incirca del 3-4% della forza lavoro del Paese. Ora, guardando a queste cifre si può notare come le persone sono state, e sempre saranno al centro del nostro modo di fare impresa. Col tempo ho capito che i nostri dipendenti sono di gran lunga i migliori sostenitori del nostro lavoro ma, di più, hanno dimostrato di essere la mia più grande risorsa lungo tutta la mia carriera - mettendo sul piatto molte ore di lavoro, condividendo intuizioni per sostenere la nostra crescita e facendo da sentinelle sul mercato, avvisandoci di ogni rischio prima che nascesse. Semplicemente, MeTL non potrebbe e non potrà affermarsi senza il successo delle proprie persone. Per questo il premio è dedicato a loro. Investire nell’occupazione dei giovani ed ampliare le loro opportunità non soltanto li prepara a divenire cittadini propositivi nel mondo, ma anche ad essere i padroni del nostro futuro.
Consapevole di ciò, a gennaio di quest’anno ho lanciato la Mo Entrepreneurs Competition, un’opportunità per me di sostenere i giovani imprenditori che stanno gestendo startup con grandi potenzialità ma prive di ulteriore supporto, in termini di capitale di crescita, di network e di tutoraggio che potrebbero accelerare la crescita delle loro aziende. L’obiettivo finale della competizione è erogare un prestito senza interessi ad un numero di finalisti selezionati, associato ad un pacchetto di software per la contabilità e al rafforzamento delle competenze finanziarie. Nei mesi scorsi ho avuto la fortuna di trascorre molte ore al giorno con 20 giovani imprenditori, esaminando le loro proposte di impresa. La loro passione, la spinta e la determinazione a crescere assomigliavano molto alla mia ambizione di 20 anni fa. Per questo, dedicare il premio alla gioventù della Tanzania era un riconoscimento ai giovani uomini e donne che stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel dare forza al futuro dell’economia del nostro Paese.

Non solo uomo d’affari, ma anche politico di successo. In un continente complesso e ricco di contraddizioni come l’Africa è al tempo stesso un orgoglio ed una responsabilità. È quasi inevitabile per noi chiederle quali siano le principali sfide che il continente deve affrontare, e, secondo lei, come farlo?

Ci sono molte questioni che l’Africa deve affrontare, tra cui l’accesso dei poveri all’elettricità, la disponibilità d’acqua, la disoccupazione giovanile su larga scala, un accesso inadeguato ai servizi sanitari e ancor di più l’accessibilità ad una formazione di alta qualità. Mi concentrerò su due elementi: elettricità e formazione. Dopo diversi decenni dall’indipendenza ottenuta da molti Stati africani, l’accesso alla corrente elettrica continua ad essere un ostacolo allo sviluppo. I 48 Stati dell’Africa sub-sahariana (con una popolazione complessiva di 800 milioni) generano grosso modo la stessa quantità di energia della Spagna (con una popolazione di 45 milioni). Secondo African Barometer, in media solo il 69% delle case connesse alla linea elettrica dispone in realtà di corrente in maniera più o meno stabile. In alcuni Paesi meno del 10% della popolazione ha accesso all’elettricità. Come ha giustamente sottolineato Obama: “è con la luce che studiano i ragazzi; è l’energia che permette a un’idea di essere trasformata in vera impresa. È l’ancora di salvezza delle famiglie per soddisfare i propri bisogni primari. Ed è la connessione necessaria a unire l’Africa alla rete dell’economia globale”. Per risolvere questo problema, occorrono massicci investimenti in infrastrutture su larga scala da parte dei governi lungo il continente. Il settore privato dovrebbe fare la propria parte nel continuare ad investire nelle energie rinnovabili e nel facilitare lo sblocco del potenziale dell’idroelettrico. Secondo la Banca Mondiale, sebbene rappresenti già un quinto della produzione totale, si utilizza solo il 10% del potenziale. La seconda questione che richiede grande attenzione è la formazione, che negli ultimi 15 anni è stata essenzialmente focalizzata sull’accesso e sull’aumentare il numero di iscrizioni. Tuttavia, la qualità della formazione è uno degli elementi più critici che condizionano i risultati dell’apprendimento dei giovani africani. Sebbene sia difficile dare una definizione di qualità, questa è fatta di elementi quali la dimensione delle classi, la disponibilità di libri di testo e l’accesso ai servizi primari come l’acqua potabile, i servizi igienici, la corrente elettrica. Affinché il continente inizi a raccogliere i frutti di una formazione a portata di mano e di alta qualità, i governi devono aumentare la spesa in formazione per sostenere l’abolizione delle rette scolastiche ed aumentare la frequenza, migliorare le strutture e impiegare insegnanti qualificati.

Siamo curiosi di ascoltare un aneddoto della sua vita nella politica. Ne condivide uno con noi?

Nel 2000 si sono tenute in Tanzania le seconde elezioni multipartitiche, in cui ho corso nella mia circoscrizione di Singida per la carica di parlamentare. Con mia grande sorpresa all’epoca, vinsi le primarie di Chama Cha Mapinduzi (CCM), il partito di governo, con una larga maggioranza ma quella gioia ebbe vita breve. A causa della mia età, avevo 25 anni, sono stato ritenuto troppo giovane per un posto in Parlamento. Nonostante la scelta del partito, decisi di non perdere la speranza. Ho sostenuto con umiltà il candidato che ha preso il mio posto e ho fatto del mio meglio in campagna elettorale. Ho imparato una lezione molto importante quel giorno, fu la prima di molte volte in cui ero sicuro che l’interesse del partito fosse una priorità rispetto alle mie ambizioni. Fortunatamente, la mia pazienza e la mia perseveranza hanno pagato - nel 2005, durante le terze elezioni, mi sono candidato nuovamente al Parlamento ed ho ottenuto una vittoria schiacciante con oltre il 90% delle preferenze. In seguito, il 29 dicembre 2005 ho giurato per la prima volta come parlamentare di Singida. Il giuramento è stato un momento epocale della mia vita. Il mio scoramento si era trasformato in pazienza. E in quell’istante capii che ogni cosa buona nella vita arriva quando è il momento.

Marco Sonsini

Editoriale

La Tanzania è tra i 5 posti più belli al mondo: con le incomparabili pianure del Serengeti - 6000 miglia quadrate di savana pullulanti di orde di gnu, gazzelle e zebre e dei loro predatori. La loro annuale ricerca di foraggio ed acqua è la più grande migrazione di animali al mondo ad essere rimasta immutata nel tempo. La Tanzania può anche vantare la più alta montagna dell’Africa, il Kilimanjaro, le cui foreste, i pendii e la savana rappresentano l’ultimo rifugio per molte specie in pericolo. Tutto qui? No. Se la guardiamo dalla prospettiva di Mohammed ‘Mo’ Dewji “è collegata direttamente con l’Oceano Indiano, consentendogli di creare legami commerciali con l’Asia, ed è adagiata tra l’oceano e 6 Paesi senza sbocco sul mare (Uganda, Congo, Rwanda, Burundi, Zambia e Malawi) che si affidano alla Tanzania per il transito delle merci. Il Paese dispone di 3 porti (Dar es Salaam, Tanga and Mtwara) che riforniscono gli Stati vicini”. Oggi la Tanzania è la seconda economia con la crescita più veloce, con un aumento previsto del PIL pari al 6.9% per il 2016 (FMI). Inoltre, l’eccezionale performance della Tanzania unita all’accesso ai capitali ha svolto un ruolo cruciale nel permettere la crescita ed il successo di Dewji. Che altro? “Dalla sua indipendenza nel 1961, il paese non ha mai vissuto la guerra civile o conflitti interni di rilievo”. Problemi dal punto di vista del business? “Il capitale è ancora uno dei maggiori problemi in Africa, sia nel breve sia nel lungo periodo”. Ma Dewji non guarda al proprio Paese soltanto pensando agli affari. Nella sua sorprendente intervista a Primo Piano Scala c, elenca due delle maggiori sfide che la Tanzania sta affrontando: l’accesso all’elettricità e la formazione. La prima continua ad essere un’opportunità fondamentale ma milioni di africani non hanno il lusso di poterne disporre. Come ha sottolineato Obama: “è con la luce che studiano i ragazzi; è l’energia che permette ad un’idea di essere trasformata in un business reale. È l’ancora di salvezza delle famiglie per soddisfare i propri bisogni primari. Ed è la connessione necessaria a unire l’Africa alla rete dell’economia globale”. Soltanto nell’Africa sub-sahariana, scrive l’Unesco, c’è in media un libro di testo di matematica ogni 3 alunni e allo stesso modo, 1 scuola elementare su 3 non dispone dei bagni. In alcuni Paesi africani, come la Tanzania, la dimensione media di una classe è di 72 alunni. Tutti questi dati sono preoccupanti ed evidenziano il vero divario che ancora sussiste nonostante un gran numero di studenti iscritti. Se questa situazione cambiasse, produrrebbe un forte impatto nella ri-definizione del futuro dell’Africa, che è nelle mani dei suoi giovani: “sono i campioni della nostra futura crescita economica e sociale”. Fidatevi di Mo! Cosa abbiamo imparato dalla sua storia? Che “Dio ci insegna la pazienza, durante l’attesa”. Leggetela, e d’ora in avanti la vostra idea sull’Africa sarà molto diversa.

Mohammed Dewji

Mohammed Dewji ‘Mo’ è un impreditore della Tanzania, filantropo ed ex politico. Ha rappresentato la circoscrizione urbana di Singida nell’Assemblea Nazionale dal 2005 al 2015, quando ha annunciato il proprio ritiro dalla politica attiva. Detiene il 75% del Gruppo MeTL (Mohammed Enterprises Tanzanian Limited), del quale è Chief Executive Officer. A Marzo 2015 la rivista Forbes l’ha inserito al 21° posto tra gli uomini più ricchi dell’Africa, con la sua ricchezza netta stimata in $1,25 miliardi, oltre ad essere stato il primo miliardario in Tanzania, sempre secondo Forbes, nel 2013. Nel 1992 i suoi genitori decisero di mandarlo in America durante gli anni della High School, le nostre scuole superiori. Dewji ha compiuto negli USA anche gli studi universitari - alla Georgetown University a Washington D.C. - specializzandosi in International Business and Finance e studiando Teologia. Nel 1998 Dewji è tornato in Tanzania per occuparsi degli affari della sua famiglia. È diventato Chief Financial Controller della MeTL, la conglomerata fondata da suo padre negli anni Settanta, attiva nella manifattura tessile, nella lavorazione di farine, bevande e olio alimentare in Africa Orientale, Meridionale e Centrale. Nel 2003 è diventato CEO di MeTL e sotto la sua gestione l’azienda è cresciuta di 30 volte e ha diversificato in molti settori quali l’agricoltura, la finanza, la distribuzione e la manifattura. Nel 2001 Dewji ha deciso di sposare la sua fidanzata da sempre, Saira, con cui ha avuto due figli, Naila e Abbas. Riposa la domenica, quando dedica il tempo alla sua famiglia e stacca completamente dal lavoro, e ci scherza sopra dicendo: “Fino a circa quattro anni fa lavoravo anche la domenica, finché mia moglie non mi ha quasi chiesto il divorzio”. La sua Mo Dewji Foundation fornisce borse di studio per i bambini poveri della Tanzania, nel 2014 Dewji ha vinto il premio di Filantropo Africano dell’anno conferitogli dall’African Leadership Magazine.

Marco Sonsini