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Agosto 2019, Anno XI, n. 8

Giuseppe Sala

Il Sindaco Glocal

"Ritengo che le città – soprattutto quelle che hanno una reputazione internazionale solida e specchiata come Milano, ad esempio – debbano giocare un ruolo sempre più strategico a livello nazionale e internazionale. Le grandi metropoli hanno la dote di sapersi relazionare a livello globale, senza perdere di vista le istanze locali."

Telos: Ogni volta che si parla dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, viene utilizzata l’espressione, suggestiva, di Sindaco d’Italia. Ma allora è vero che un Sindaco ha, nell’amministrare la propria città, più potere di quanto non ne abbia oggi il Presidente del Consiglio?

Giuseppe Sala: Non porrei la questione in questi termini. Sicuramente, entrambi i ruoli prevedono un’importante assunzione di responsabilità nei confronti della città e del Paese. Ma attraverso l’indirizzo politico-amministrativo e il coordinamento dell’attività della Giunta o dei Ministri, Sindaco e Presidente del Consiglio adempiono alle rispettive funzioni all’interno di uno spettro di competenze differenti. Per questo, parlare di maggiore potere del Sindaco rispetto a quello del Presidente del Consiglio mi sembra un po’ una forzatura. Semmai, possiamo riconoscere al Sindaco una caratteristica specifica: il confronto diretto con i propri concittadini. Questo aspetto risulta un vero e proprio vantaggio per definire e dare una rotta all’azione amministrativa. La vicinanza alla città, la presenza sul territorio e la condivisione di problemi permettono al Sindaco di avere il polso reale dell’umore, delle necessità, dei bisogni e delle attese dei cittadini. Il Comune rappresenta la prima istituzione cui rivolgersi per risolvere quelle piccole e grandi questioni quotidiane e locali che, sommate a tutte le realtà del Paese, vanno a definire il quadro complessivo nazionale, di cui è responsabile il Premier. Per questo motivo, ritengo che le città – soprattutto quelle che hanno una reputazione internazionale solida e specchiata come Milano, ad esempio – debbano giocare un ruolo sempre più strategico a livello nazionale e internazionale. Le grandi metropoli hanno la dote di sapersi relazionare a livello globale, senza perdere di vista le istanze locali.

La crisi del sistema dei partiti è stata molto probabilmente l’origine del diffuso sentimento anti-politico. Eppure questo distacco tra cittadini e la politica è molto meno forte quando si parla del Sindaco. Riscontra ancora passione politica tra i suoi cittadini?

La disaffezione alla politica – a cominciare da quella dei più giovani – è il risultato della mancata capacità della politica stessa di affrontare seriamente e in modo concreto temi sensibili e trasversali, che riguardano tutti. Penso alle sfide dell’ambiente, della disoccupazione, della giustizia sociale, ad esempio. Sta a noi politici assumere con responsabilità comportamenti aperti al dialogo e costruttivi, per rendere più partecipi i cittadini delle scelte che li riguardano. Purtroppo, il prevalere di un vecchio e monotono atteggiamento litigioso e irrispettoso sia tra parti politiche avverse sia all’interno di uno stesso partito – oggi amplificato dai social media - non avvicina la gente alla cosa pubblica, non genera interesse per le scelte che riguardano il quotidiano di ognuno di noi. Anzi, esaspera gli animi e alimenta tensioni e instabilità sociale, politica ed economica. Le scaramucce e gli sgambetti tra “alleati”, l’assenza di una visione strategica e di progettualità contribuiscono a far crescere lo scollamento. Anche a Milano la passione politica sta vivendo un periodo non facile. Tuttavia, posso dire che quando si creano occasioni di confronto reale e diretto – dalla presentazione degli interventi di riqualificazione quartiere per quartiere alle riunioni della Giunta in periferia, alle colazioni in alcuni spazi di socialità differenti dall’ordinario - quando cioè le istituzioni escono dai palazzi e vanno là dove ci sono i problemi senza nascondere la testa sotto la sabbia, allora la popolazione non solo si sente presa in considerazione, ma non fa mancare la propria presenza e partecipazione. E questo, a Milano, è possibile anche perché la città può contare su una forte rete di associazioni, brillante espressione di civismo.

Dalla Sua elezione nel giugno del 2016, il giro di boa è appena passato. Il tempo per i primi bilanci è quindi maturo. Quali erano i punti caratterizzanti del suo programma di governo e quali tra questi è riuscito a realizzare?

Non sono il tipo di persona che fa bilanci di mezzo termine. E per quanto sia stato fatto molto in questi tre anni, c’è ancora tanto da fare. Abbiamo avviato piani d’azione specifici che stanno portando risultati di rilievo su dossier strategici per il futuro di Milano. Il “Piano Quartieri”, ad esempio, che consta di progetti che interessano l’insieme dei quartieri della città, per un investimento complessivo di 1,6 mld di euro. Inoltre, stiamo portando avanti il programma di recupero delle case popolari sfitte: da maggio 2018 ad oggi, di 3mila alloggi oltre 900 sono stati recuperati. Stiamo facendo importanti passi avanti in campo ambientale, a cominciare dalla diffusione di soluzioni di mobilità sostenibile, dalla diffusione di car, bike e scooter sharing al prolungamento delle metropolitane, all’istituzione di Area B, alla graduale sostituzione dei bus pubblici con mezzi elettrici. E non solo: ho deciso di accorpare le deleghe alla transizione ambientale, di cui mi occupo personalmente, perché la questione ambientale è eminentemente politica e necessita di risposte efficaci. Tutto ciò, unito a un’offerta culturale e di intrattenimento all’avanguardia e di alto livello, a uno skyline sempre più moderno e contemporaneo, concorre a rafforzare la reputazione di Milano, sia in ambito nazionale sia internazionale.

Olimpiadi invernali 2026, candidatura di Milano per l’agenzia dei brevetti UE, insomma una Milano che cresce. Indubbiamente il merito è soprattutto della Sua Giunta. Questo modello, si dice, potrebbe ispirare una nuova idea di centro-sinistra, che superi il PD, per giungere alla formazione di un soggetto ecologista, solidale e liberale. Cosa ne pensa?

Come ho avuto modo di spiegare in altre occasioni, vorrei vedere una sinistra più determinata. Per quanto possibile, sto cercando di dare il mio contributo in questo senso. Credo che ci si debba concentrare sulle tematiche che stanno più a cuore ai cittadini: ambiente e giustizia sociale sono le questioni prioritarie da affrontare con serietà e pragmatismo. In tutto il mondo, la sinistra progressista discute di questo. Ora, il PD può crescere ancora, ma non più di tanto. E solo un nuovo soggetto politico, in grado di dare le risposte vere alle istanze della popolazione, riportando i giovani e non solo a votare, può essere competitivo e può permettere al Paese di superare la parentesi e lo stallo del governo giallo-verde. Milano può essere modello? Sicuramente. Milano può essere una guida, perché è pronta a sperimentare e mettersi in gioco, assumendo le più importanti sfide dell’ecologia e dei diritti come opportunità di sviluppo culturale e sociale. Milano è anche un laboratorio sociale e politico di altissimo livello. Pensiamo alla manifestazione del 2 marzo scorso, che ha visto 200mila persone in piazza Duomo contro il razzismo, o agli importanti riconoscimenti e tutele dei diritti di cui Milano si fa da sempre garante.

Marco Sonsini

Editoriale

Lo sapevate che un super-ricco su due vive a Milano? A certificarlo è l’Inps nel Rapporto annuale. In particolare, vive nel capoluogo lombardo il 54% del top 0,01% - micro-fascia in cui si colloca chi guadagna più di 533 mila euro - e il 42% del top 0,1% - chi prende oltre i 217 mila euro annui. E tra i super-ricchi si può anche annoverare il Comune di Milano. Come emerge da un'indagine realizzata dall'Area Studi Mediobanca, i servizi pubblici, nel quinquennio 2013-2017 hanno fatto diventare il Comune di Milano l'azionista più ricco d'Italia. Il portafoglio - che comprende Atm (bus, tram e metropolitana), Amsa (rifiuti) più le quote negli aeroporti della Sea (Linate e Malpensa) e Orio al Serio (Bergamo) - vale un miliardo e mezzo di euro in termini di patrimonio netto pro quota. Il nostro ospite di agosto di PRIMOPIANOSCALAc è il sindaco di questa fortunata città: Beppe Sala. Sindaco atipico, alla prima esperienza politica, che però non si è limitato ad amministrare ma ha dato al proprio ruolo una valenza politica di rilievo. D’altronde, proprio nella nostra intervista troviamo questa affermazione: ‘ritengo che le città – soprattutto quelle che hanno una reputazione internazionale solida e specchiata come Milano, ad esempio – debbano giocare un ruolo sempre più strategico a livello nazionale e internazionale. Le grandi metropoli hanno la dote di sapersi relazionare a livello globale, senza perdere di vista le istanze locali.’ Come possono esercitare questo ruolo se non attraverso il Sindaco? Sala ha seguito questa strada, ed ha intensificato sempre di più le sue relazioni internazionali puntando su quattro temi: ambiente, immigrazione, clima, attrazione di capitali. Con il risultato che il Financial Times lo accomuna ad altri dem e laburisti (Eric Garcetti, Sindaco di Los Angeles, Sadiq Khan, Sindaco di Londra) che, nei loro Paesi, guidano la battaglia delle grandi città contro i governi nazionali per assurgere, anch’essi, prima o poi a ruoli nazionali. FT ne fa un lungo ritratto, in un articolo dei primi di giugno, dal titolo ‘Why city mayors are stepping up to tackle global problems’. Secondo FT, infatti, è anche grazie alla sua guida e spinta che all'ombra della Madonnina si genera ormai il 10% del PIL italiano con un passo ‘a ritmo sorprendente’ rispetto alle medie italiane. Sono tanti i notisti politici che pensano che questo possa essere il preludio a una discesa in campo di Sala alle prossime politiche come leader nazionale del centro-sinistra. Possibilità che il Sindaco non ha mai negato, ma nemmeno apertamente ammesso. Eppure, Sala, dopo averci parlato del suo costante impegno per i problemi abitativi di Milano attraverso ad esempio il programma di recupero delle case popolari sfitte e della scelta di avocare a sé la delega all’ambiente ‘perché la questione ambientale è eminentemente politica e necessita di risposte efficaci’, stavolta non si tira indietro e ci dice che vorrebbe una sinistra più ‘determinata’. Ci ricorda che sta ‘cercando di dare il suo contributo’ e dichiara apertamente che il PD non è sufficiente per stimolare una base disaffezionata e sconfiggere i populisti. Da qui la necessità di un ‘nuovo soggetto politico’: significativamente, Sala ci ha detto che Milano può e deve offrire un modello per questa nuova forza politica. Ovviamente non ha detto chi avrebbe guidato questa nuova forza politica, ma tocca a noi essere in grado di leggere tra le righe…
Come ricorderete, per la nostra serie sui sindaci abbiamo pensato a delle copertine un po’ particolari. Vi è raffigurato un elemento distintivo della città, senza cadere però nella banalità della cartolina. A questa immagine associamo, il più delle volte, un detto popolare, possibilmente in dialetto. Per Milano abbiamo scelto lo storico tram giallo: il “Ventotto”, il tram milanese che girava per le strade della città meneghina negli anni Trenta, ed ora è l’icona della città di San Francisco. L’ATM, l’Azienda di Trasporti di Milano decise di donare dieci tram dismessi alla San Francisco Market Street Railway. Qui i vecchi “Ventotto” svolgono ancora oggi la loro normale attività di linea. E quale migliore chiosa a questa intervista se non il detto ’A Milan, anca i moron fann l’uga’ cioè ‘a Milano, anche i gelsi fanno l’uva’. Una città capace di ricavare frutto da tutto, grazie al lavoro e alle capacità dei milanesi.

Mariella Palazzolo

Giuseppe Sala

Giuseppe Sala è Sindaco di Milano dal giugno del 2016. Dopo aver vinto, nel febbraio dello stesso anno, le primarie del centro-sinistra convocate dalla coalizione per scegliere il candidato alla successione del Sindaco uscente Giuliano Pisapia, ha conquistato Palazzo Marino al ballottaggio, dopo aver superato il candidato del centro-destra Stefano Parisi con il 52% dei voti. La campagna elettorale per il Comune di Milano rappresenta la prima esperienza politica per Giuseppe Sala. Il suo percorso professionale lo aveva portato nel tempo ad assumere incarichi di responsabilità sia nel settore privato che nel settore della pubblica amministrazione.
Dal 1994 al 2001 è prima direttore del controllo di gestione e della pianificazione strategica, poi Amministratore Delegato e Vicepresidente Senior di Pirelli Tyre. Nel 2002 passa al settore delle telecomunicazioni e assume l’incarico di CFO (Chief Financial Officer) di TIM, dove resta fino al 2006. Dopo un’esperienza come consulente di Nomura Bank, nel 2009 Sala viene nominato Direttore Generale del Comune di Milano dall’allora Sindaco di centro-destra, Letizia Moratti. Mantiene il ruolo fino al 2010, quando diventa amministratore delegato di Expo 2015 SpA, l'azienda italiana chiamata a realizzare e gestire l'Esposizione Universale di Milano. Nel maggio 2013 viene nominato Commissario Unico delegato del Governo per Expo Milano 2015. Il successo dell’organizzazione rappresenterà un elemento di grande rilievo al momento della sua candidatura a Sindaco della città.
Beppe Sala, è nato a Milano nel 1958, ed è laureato in Economia Aziendale all’Università Bocconi.

Marco Sonsini