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Giugno 2022, Anno XIV, n. 6

Matteo Lepore

Il Sindaco della Nòstar Bulàgna

Bologna è una città particolare, dove si respira politica. E non parlo solo della partecipazione ai partiti, che anche nel nostro territorio ha segnato negli ultimi anni una flessione. Parlo invece dell’affezione dei cittadini al bene comune, alla cosa pubblica.

Telos: Ogni volta che si parla dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, viene utilizzata l’espressione, suggestiva, di Sindaco d’Italia. Ma allora è vero che un Sindaco ha, nell’amministrare la propria città, più potere di quanto non ne abbia oggi il Presidente del Consiglio?

Matteo Lepore: L’espressione è sicuramente suggestiva, ma credo che non sia corretto dire che i Sindaci abbiano più potere del Presidente del Consiglio. Di certo esiste un rapporto diverso, più diretto con i cittadini, che non dipende esclusivamente dal sistema elettorale di voto ma anche dalla natura specifica dei Comuni, che sono istituzioni di prossimità. Certo, i Sindaci hanno grandi responsabilità dirette, anche dal punto di vista giuridico, e sono chiamati a rispondere in termini ampi su quanto accade nel proprio territorio; a volte anche al di là delle specifiche competenze riconosciute dall’ordinamento. Questo perché rappresentano dei punti di riferimento per la comunità. Detto questo, credo che i poteri delle due figure istituzionali non siano comparabili. Il tema di una riflessione sull’attualità della nostra architettura istituzionale non è banale, e non andrebbe ridotto ad uno slogan, sia pure efficace perché richiama un modello che è nell’esperienza di tutti.

La crisi del sistema dei partiti è stata molto probabilmente l’origine del diffuso sentimento anti-politico. Eppure questo distacco tra cittadini e la politica è molto meno forte quando si parla del Sindaco. Riscontra ancora passione politica tra i Suoi cittadini?

I partiti devono ritrovare pienamente la loro funzione nella società, perché la politica senza partiti è una politica governata dagli interessi. Nonostante i difetti, i partiti hanno consentito nella storia di questo Paese - e in parte è ancora così, perlomeno in un partito radicato come il Partito Democratico - la partecipazione alla vita politica attiva di tantissime persone, con percorsi, esperienze, estrazioni sociali molto diverse. Dove queste realtà non esistono, o sono troppo fragili, la politica diventa qualcosa per pochi.
Bologna da questo punto di vista è una città particolare, dove si respira politica. E non parlo solo della partecipazione ai partiti, che anche nel nostro territorio - seppur in misura diversa dal resto del Paese - ha segnato negli ultimi anni una flessione. Parlo invece dell’affezione dei cittadini al bene comune, alla cosa pubblica. Bologna è una città dove ci sono centinaia di comitati e associazioni, che prendono parte al dibattito pubblico, sono attori fondamentali del processo democratico, realtà con le quali l’amministrazione è in un costante rapporto dialettico e di collaborazione. Credo che la nostra città da questo punto di vista rappresenti un unicum e su questo la mia amministrazione sta investendo tantissimo, moltiplicando le attività, le occasioni di co-progettazione, i patti di collaborazione. Se guardo a questo livello posso rispondere di sì, riscontro ancora una grande passione politica dei cittadini bolognesi. Lo stesso impegno lo vedo nel Partito Democratico in questa fase, dove grazie alla spinta del segretario Enrico Letta, si stanno aprendo interessanti spazi di confronto, di contaminazione. Ecco, direi che nonostante i problemi, la necessità di ripensare i modelli di organizzazione e partecipazione politica, quello di cui c’è bisogno è lavorare con fiducia perché i partiti tornino ad esercitare il ruolo di spazio di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, piuttosto che registrarne la fine.

Questo è il Suo primo mandato come Sindaco di Bologna, qual è il progetto più complesso da realizzare tra quelli che ha indicato nel suo programma elettorale?

La sfida più complessa per il futuro si lega sicuramente al PNRR. Alle città viene richiesto un grande sforzo: realizzare in cinque anni interventi che non si è riusciti, in alcuni casi, a realizzare in trenta. Penso in particolare alle grandi infrastrutture. Per questo ho più volte sottolineato l’importanza di affiancare alle risorse economiche per gli investimenti, un impegno condiviso con il Governo per mettere il Paese in condizione di affrontare questa sfida, che si fa con personale qualificato e risorse per i servizi e la spesa corrente. A Bologna utilizzeremo una parte importante di questi fondi per promuovere progetti trasformativi che abbiamo racchiuso in due progetti bandiera: la Città della Conoscenza e l’Impronta Verde.
La Città della Conoscenza, in particolare, è un progetto che investe sulla vocazione più profonda e che più parla al futuro di Bologna, città con l’università più antica del mondo. Si tratta di un progetto che riguarda l’area metropolitana e che consolida una linea di tendenza già in atto, che vede la nascita e il potenziamento di centri di ricerca e poli dedicati ai dati, come, ad esempio, il Tecnopolo.
Le leve di intervento sono principalmente due. La prima: connettere le diverse politiche metropolitane per realizzare un ecosistema di collaborazione per lo sviluppo di idee e iniziative tra i diversi attori della ricerca, dell’educazione, della cultura e dello sviluppo economico sostenibile della città, una Rete metropolitana della Conoscenza insomma.
La seconda leva - che abbiamo chiamato Via della Conoscenza - è invece un progetto urbanistico di rigenerazione del quadrante nord-ovest della città, che sarà il cuore fisico della Città della Conoscenza. Qui, infatti, si concentrano importanti poli di ricerca e innovazione, come il Tecnopolo o il CNR, ma non solo. Lungo la Via della Conoscenza ci sono le aree su cui investiremo nei prossimi anni con progetti di rigenerazione urbana o culturali. Dalle ex aree ferroviarie dismesse, come quella del Ravone; al Parco del Dopolavoro Ferroviario, che diventeranno degli importanti presidi socio-culturali; al Polo della Memoria Democratica, un centro di ricerca e studio del pensiero critico che ospiterà il più importante archivio di storia contemporanea del Paese.

Sarò un Sindaco tra la gente e il mio ufficio girerà per tutti i quartieri”. Come si è sviluppata questa intenzione?

Da bambino sono cresciuto tra i giganti del basket. Mio padre era allenatore di una squadra di pallacanestro e io giravo con lui tutti i weekend per le trasferte. È stato così che ho imparato a guardare il mondo con gli occhi degli altri, ad ascoltare e riflettere, a valorizzare le diversità che ognuno di noi porta con sé. Un grande insegnamento che ancora oggi mi accompagna nel mio percorso politico ed amministrativo. Anche da qui nasce la pratica dell’ufficio del sindaco in quartiere. Ho deciso ad inizio mandato di spostare il mio ufficio a rotazione nei sei quartieri della città, per una settimana al mese. Lo farò fino alla fine del mandato. Con me si sposta il mio staff, ma anche assessori e tecnici del Comune. In questo modo, insieme ai grandi progetti strategici, lavoriamo con un'ottica di prossimità, cerchiamo di capire dal punto di vista dei cittadini, che vivono in quel determinato quartiere, quali sono i problemi maggiormente sentiti nella vita di tutti i giorni. Parliamo di cose anche immediate come una strada pericolosa da dotare di nuova segnaletica o un’area verde da curare meglio, sino a questioni più complesse come l’inclusione sociale, gli interventi sull’edilizia popolare o la sicurezza. Tenere insieme la visione strategica per l’innovazione e lo sviluppo e i bisogni dei più fragili è la missione di Bologna.

Marco Sonsini

Editoriale

I Sindaci sono decisamente degli straordinari ospiti di PRIMOPIANOSCALAc e se il nostro foglio mensile non riesce a fare a meno di loro un motivo ci sarà. Il primo fra tutti è questo: le loro risposte sono sempre bellissime, concrete e piene di vita vissuta. Il nostro intervistato del numero di giugno non fa eccezione. Parliamo di Matteo Lepore, Sindaco di Bologna e della sua Città Metropolitana dal 2021. Una cosa però lo distingue dal giovane politico generico medio, che, almeno nella vulgata, si caratterizza per sfrontatezza e aggressività: Lepore è un timido, un timido gentile. “La timidezza mi ha dato una grande mano, le devo tantissimo”, dichiara, perché gli ha permesso di imparare ad ascoltare prima e parlare poi. Un alieno è atterrato a Bologna!  Alieno in parte però. La timidezza la abbandona proprio quando incontra la politica, all’età di diciassette anni. Allora era interessato solo al basket, alla musica e alla letteratura, ma, racconta che per puro caso, trascinato da dei compagni di squadra si ritrova in un’assemblea della Sinistra giovanile. Argomento? La politica estera. “A un certo punto alzo la mano, chiedo la parola, me la danno, parlo. Qualche settimana dopo ero candidato nel mio quartiere, Savena” racconta. Sinistra, sì, Lepore non ha mai avuto paura ad usare questa parola che sembra ormai provenire dal paleolitico, e soprattutto da allora non la abbandona più. Altra parola che sembra ormai un pezzo di antiquariato è politica, e anche questa Lepore la usa senza alcun timore. Descrive così la città che ama, e della quale è stato assessore per ben 10 anni, e per la quale vuole costruire un futuro ancora più luminoso: “Bologna da questo punto di vista è una città particolare, dove si respira politica. E non parlo solo della partecipazione ai partiti, che anche nel nostro territorio - seppur in misura diversa dal resto del Paese - ha segnato negli ultimi anni una flessione. Parlo invece dell’affezione dei cittadini al bene comune, alla cosa pubblica.”  A Bologna infatti la figura del ‘cittadino attivo’ non deve essere spiegata, ma fa parte del DNA della città. Proprio per questo ha deciso di creare un ufficio itinerante che, per una settimana al mese, si sposta, a rotazione, nei quartieri della città. Non lo occupa da solo, ma sono presenti anche gli assessori e i cd. tecnici del Comune. Il motivo ce lo spiega nella nostra intervista: “In questo modo, insieme ai grandi progetti strategici, lavoriamo con un'ottica di prossimità, cerchiamo di capire dal punto di vista dei cittadini, che vivono in quel determinato quartiere, quali sono i problemi maggiormente sentiti nella vita di tutti i giorni.”
Caro Sindaco ti aspettiamo nel nostro quartiere! Non farti tentare dal palcoscenico nazionale, e di questo i cittadini della nòstar Bulàgna sono certi, ma pretendono tanto da chi, come Lepore, studia da Sindaco da anni.
La copertina del numero di PRIMOPIANOSCALAc dedicato al Sindaco di Bologna mantiene il consueto sapore pop: ritrae il volto dell’intervistato che porta, a mo’ di copricapo, alcuni elementi distintivi della sua opera, ruolo, vita… mescolati con la tecnica del collage, e come nel collage, le figure sono giustapposte le une alle altre, senza elaborazioni. Per Matteo Lepore, uomo pieno di interessi, passioni e con una vita intensa, abbiamo avuto solo l’imbarazzo della scelta. Per prima cosa la sua turrita Bologna che ritroverete anche nell’immancabile mortadella, l’Alma Mater Studiorum, una valigia simbolo dei suoi studi diplomatici e del suo sogno di viaggiare per il mondo, il giocatore dei Los Angeles Lakers, la macchina da cucire in ricordo della nonna che pedalava chiacchierando o viceversa? Calvino, Ulisse, Gramsci, e tanto altro. Infine un collage nel collage, quello delle copertine dei dischi del suo gruppo preferito, i Radiohead!

Mariella Palazzolo

Matteo Lepore

Matteo Lepore è il Sindaco di Bologna e della Citta Metropolitana da ottobre 2021. Con la sua elezione stabilisce un record: ottiene il 61,9% dei voti e diventa il candidato più votato al primo turno dall'introduzione dell'elezione diretta del Sindaco.
La sua carriera politica inizia nel 1999, quando entra a far parte dei Democratici di Sinistra, per poi confluire, nell’anno della sua fondazione 2007), nel Partito Democratico.  
Alle elezioni amministrative del 2011 è eletto Consigliere comunale di Bologna, e viene nominato Assessore per gli Affari Istituzionali, i Servizi Demografici, le Relazioni internazionali, la Comunicazione, il Marketing urbano, l’Innovazione e Lavoro. Alle elezioni amministrative successive, nel 2016, viene rieletto al Consiglio e torna a far parte della Giunta con l’incarico di Assessore alla Cultura, Turismo, Patrimonio, Sport e Immaginazione civica.
Nel 2021 vince le primarie del centro-sinistra e lo stesso anno viene eletto Sindaco con una coalizione formata da partiti di centro-sinistra, liste civiche e Movimento 5 Stelle.
È laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Bologna e ha conseguito diversi Master, anche all’estero: nel 2007 in Relazioni internazionali, nel 2008 in Edilizia e urbanistica e nel 2009 in Economia della cooperazione.
Un ricordo della sua infanzia: “Ho imparato le cose del mondo macinando migliaia di chilometri in pullman insieme a mio padre che, quando ero bambino, allenava una squadra di basket e mi portava con sé in trasferta tutti i weekend. Me ne stavo sui sedili posteriori, tra questi giganti che misuravano minimo un metro e novanta di altezza e portavano il 48 di piede. Parlavano, scherzavano, ridevano e io li ascoltavo affascinato, fino a quando non crollavo addormentato con la testa nel piatto di una qualche pizzeria appena fuori dall’autostrada”.
È nato a Bologna 42 anni fa ed è sposato con Margherita. Hanno due figli, Irma di quattro anni e Orlando di quasi due.

Marco Sonsini