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Aprile 2020, Anno XII, n. 4

Matteo Ricci

Il Sindaco Popolare

"I sindaci possono incidere nel centrosinistra e renderlo più competitivo con l’esempio della buona amministrazione. Abbiamo una classe di sindaci che ha già sconfitto il populismo, ovvero i Sindaci Popolari. I cittadini ci valutano e poi, se sono convinti, ci scelgono. Nei territori abbiamo una grande classe dirigente. I Primi Cittadini aggregano e non dividono. Lo hanno già dimostrato".

Telos: Ogni volta che si parla dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, viene utilizzata l’espressione, suggestiva, di Sindaco d’Italia. Ma allora è vero che un Sindaco ha, nell’amministrare la propria città, più potere di quanto non ne abbia oggi il Presidente del Consiglio?

Matteo Ricci: L’elezione diretta del Sindaco e il sistema elettorale maggioritario a doppio turno, è quello che ha funzionato di più. I cittadini hanno così ritrovato fiducia nella politica, nel periodo post Tangentopoli, attraverso i Primi Cittadini. Nel ruolo del Sindaco si rappresenta appieno la comunità. Non è tanto una questione di potere, bensì di autorevolezza.
Ai Sindaci spetta occuparsi di questioni di competenza extra-comunale, regionale, nazionale e finanche europea . Anche per questo il ruolo di Sindaco, in questi anni, ha acquisito autorevolezza: dietro quella fascia tricolore c’è tanto lavoro, fatica e anche rischio. I Sindaci sono coloro che hanno le maggiori responsabilità, a fronte di minime indennità. Non a caso negli ultimi mesi con ALI-Autonomie Locali Italiane, ci siamo battuti per dare un’indennità minima di dignità ai Sindaci dei piccoli Comuni che, grazie alla nostra battaglia, da quest’anno percepiranno indennità a partire da 1400 euro al mese. Un riconoscimento alla dignità del ruolo di Sindaco, perché è davvero diverso rispetto a tutti gli altri ruoli istituzionali.

La crisi del sistema dei partiti è stata molto probabilmente l’origine del diffuso sentimento anti-politico. Eppure questo distacco tra cittadini e la politica è molto meno forte quando si parla del Sindaco. Riscontra ancora passione politica tra i Suoi cittadini?

Riscontro vicinanza tra Sindaco e cittadini. Il proprio Sindaco lo si ama o lo si odia, su di lui si può misurare la distanza fra le promesse e le cose fatte. Chi fa il Sindaco deve avere almeno due caratteristiche: la prima, deve piacergli stare in mezzo alla gente, sentire respirare la propria città. Abito a poche centinaia di metri dal palazzo del Comune, ma ci vado in bicicletta di solito, non solo perché Pesaro è la Città della bicicletta, ma perché se ci andassi a piedi impiegherei più di mezz’ora! Non appena esco di casa tutti mi fermano per chiedermi le cose più disparate. La seconda caratteristica è l’approccio popolare del Sindaco, ovvero la capacità di stare in mezzo alla gente, laddove le persone lavorano, soffrono, si divertono. È sempre in trincea, in prima linea nelle emergenze: questi giorni drammatici del Coronavirus ne sono prova tangibile. Questo crea la vicinanza tra Sindaco e cittadini.
I sindaci però non devono avere paura di decidere, perché sono chiamati a farlo tutti i giorni. Chi ha paura di decidere non può fare il Sindaco. Ma nonostante i problemi quotidiani, chi ha fatto il Sindaco descrive certamente questa esperienza come la più bella. I primi cittadini sono accomunati dalla passione e dall’impegno di chi vuole lavorare per il bene comune e un futuro migliore. Contribuendo a edificarlo partendo dal luogo dove si vive. Ritengo sia per questo, per fare un esempio, che i sindaci sono così popolari tra i bambini. Per loro infatti il mondo conosciuto coincide con la propria città. E in lui vedono il riferimento più vicino e importante.

Lei è Sindaco, Vice Presidente dell’ANCI e responsabile per gli Enti Locali nella segreteria nazionale del Partito Democratico. Un politico a tutto tondo. Al momento della Sua riconferma in quest’ultimo incarico Lei ha dichiarato che ‘il PD si rilancerà solo se diventerà il partito dei territori e dei Sindaci e meno delle correnti’. Cosa intendeva?

Nei territori c’è una grande energia locale che può essere messa a disposizione del Partito Democratico, costituita da amministratori che hanno fatto la gavetta, conoscono i cittadini e si misurano costantemente con il consenso. I sindaci possono incidere nel centrosinistra e renderlo più competitivo con l’esempio della buona amministrazione. Abbiamo una classe di sindaci che ha già sconfitto il populismo, ovvero i Sindaci Popolari. Alle ultime elezioni amministrative, lo stesso giorno in cui alle elezioni europee riscontravamo il successo della Lega, con una percentuale di voti superiore al 30%, molti sindaci del PD, di centro-sinistra e delle liste civiche ottenevano il risultato opposto nella propria città. A Pesaro è successo: alle Europee la Lega ha avuto il 34% dei voti e il PD il 28%; il giorno dopo io ho ottenuto quasi il 58% dei voti. Così è successo a Bergamo, Firenze, Bari, Pesaro, Modena e tanti altri Comuni in giro per l’Italia, dove i sindaci del PD sono stati confermati chiaramente. I cittadini ci valutano e poi, se sono convinti, ci scelgono. Nei territori abbiamo una grande classe dirigente. I primi cittadini aggregano e non dividono. Lo hanno già dimostrato.
Quindi il PD e il centro-sinistra, l’area riformista ed europeista che dobbiamo costruire non può che ripartire da coloro che i populisti li hanno già sconfitti con un approccio popolare. Abbiamo amministratori popolari, tra i quali c’è anche Stefano Bonaccini, che con le stesse caratteristiche ha vinto in Emilia Romagna e battuto la Lega di Salvini.

Pochi mesi fa, con la nomina ad Assessore all’Innovazione di Francesca Frenquellucci, Lei ha aperto la Sua Giunta ad un esponente del Movimento 5 Stelle. Il primo esperimento a livello locale di amministrazione PD-M5S. Eppure già ad ottobre dello scorso anno le aveva affidato i rapporti con l’Università. Questa nomina ha avuto una certa eco, anche polemica, a livello nazionale. Ci racconta le ragioni alla base di questa scelta?

PD e M5S governano a livello nazionale, non si capisce perché non lo possano fare a livello locale. La questione è molto semplice: più dura il Governo più l’alleanza tra centro-sinistra e 5 Stelle diventerà strutturale. Il problema è per i 5 Stelle che devono decidere da che parte stare, ma trovo ovvio che se si decide insieme a livello nazionale si deve provare a farlo anche a livello locale come abbiamo fatto a Pesaro, partendo dai contenuti, dalle azioni concrete e dai programmi, nell’interesse dei cittadini. Con Francesca Frenquellucci avevamo trovato una convergenza in Consiglio sulla riapertura dei corsi universitari in città, a condizioni sostenibili per il Comune. In pochi mesi è stato raggiunto un risultato straordinario, con l’accordo con l’Università Politecnica delle Marche per l’attivazione di un corso di laurea triennale in città, a partire dal prossimo ottobre. Parliamo di un percorso di studi molto importante in Sistemi industriali e dell’informazione, che produrrà benefici per le nostre imprese e per l’occupazione. Mi è sembrato quindi logico, come passo conseguente, chiederle di entrare in squadra come Assessore all’Innovazione. Siamo stati il primo Comune in Italia a fare un’operazione di questo tipo, forti della coerenza dentro il percorso fatto e spero che ci saranno tante altre amministrazioni in giro per l’Italia a provarci, come abbiamo fatto noi. La collaborazione funziona benissimo, Francesca Frenquellucci sta facendo un ottimo lavoro anche in questi giorni di emergenza Coronavirus, seguendo le attività economiche. È la dimostrazione che se si vuole collaborare si trovano i punti di incontro. La politica cammina sulle gambe degli uomini, però ci vuole concretezza e al tempo stesso coerenza. Questa è una scelta che prima o poi il M5S dovrà fare, adesso che, tra l'altro, tra il premier Conte e il PD, e quindi tra l’esponente principale che fa capo al mondo dei 5 Stelle, pur essendo un tecnico, e il PD c’è un rapporto molto forte, di grande e proficua collaborazione.

Marco Sonsini

Editoriale

Matteo Ricci non è un sindaco improvvisato. È uno di quelli della vecchia scuola, quelli che hanno la politica nel sangue, che si sono nutriti di politica sin dall’adolescenza, che hanno fatto la gavetta, e hanno imparato sul campo l’arte di amministrare la cosa pubblica. Basta dare una velocissima scorsa al curriculum di Ricci: alle superiori entra a far parte del circolo giovanile Left e della Sinistra giovanile, poi nel PDS e dall’età di 25 anni viene eletto, in sequenza, nel Consiglio Comunale di Pesaro, segretario comunale dei DS, ancora una volta in Consiglio Comunale ed è il più votato della città. Aderisce al Partito Democratico, è eletto Segretario provinciale, poi Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino. Nel 2013 entra nell’esecutivo nazionale del PD, dove assume l’incarico di Vice Presidente fino al 2017, e dal 2016 al 2018 è responsabile per gli Enti Locali. Oggi fa parte dell’Esecutivo delle funzioni politiche e istituzionali del Partito. Dal 2014 è Vice Presidente dell’ANCI e nel novembre 2018 diventa Presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane, e sin da subito inizia una tenzone per il riconoscimento dell’enorme carico di responsabilità che hanno i sindaci: presenta una proposta di legge che prevede, tra l’altro, che i sindaci non possano prendere meno di 1.500 euro netti in busta paga. Una battaglia fondamentale, che cita anche nel corso della nostra intervista nella quale ribadisce quanto non sia degno fare il sindaco di un piccolo comune con stipendi che non ti consentono di farlo: “è una questione politica ma anche culturale. Oggi i sindaci - aggiunge Ricci - hanno massime responsabilità a fronte di minime indennità, lavorano anche H24, più di chi sta in Parlamento o nei Consigli regionali, e va data una risposta a questo impegno, carico di responsabilità”.
Un paladino del ruolo del Sindaco, e sempre pronto a dare battaglia, ma non attraverso la lamentela non costruttiva di chi non sa di cosa parla, ma attraverso un’analisi precisa del problema e una proposta semplice e chiara. Un esempio ci arriva proprio in questa crisi da Coronavirus. Ricci, nei primi giorni di aprile, si rivolge al governo e chiede che il sindaco diventi un ‘semplificatore’, chiede un ‘Cura Italia per i Comuni’, e più poteri sì, ma per la semplificazione e la velocizzazione sia nella fase dell'emergenza che nella fase della ripresa. Secondo Ricci, i Comuni saranno le fondamenta per ricostruire e dovranno fare ripartire subito gli investimenti pubblici. Ma “con questo Codice degli appalti, gli investimenti si vedranno tra due anni, invece devono decollare entro due mesi. Se per i buoni-spesa non avessimo ottenuto autonomia nei criteri e nelle scelte, invece che a Pasqua li avremmo distribuiti a Ferragosto. Quando occorre fronteggiare una situazione drammatica e grave, sburocratizzare e velocizzare sono le parole d'ordine. Le cose o si fanno subito o poi rischiano di non servire”.
Saper fare politica significa anche saper leggere come cambiano gli scenari, fare da apripista a nuove esperienze politiche, parlare chiaro e raccontare i motivi politici delle proprie scelte: ad ottobre 2019, Pesaro è stato il primo Comune di centrosinistra che si è aperto ai 5 Stelle. E lo fa per scelta, non per necessità: “Nel nuovo contesto politico con il governo nazionale frutto dell'alleanza giallo-rossa, la nostra volontà politica è stata di fare di Pesaro un laboratorio politico-amministrativo. Non ho problemi di maggioranza avendo stravinto al primo turno le elezioni comunali, quindi questa intesa non nasce da un'esigenza numerica. Piuttosto vogliamo avviare una collaborazione su cose molto concrete.” Ricci assegna allora alla capogruppo grillina pesarese Francesca Frenquellucci la delega all'Università, non un vero assessore, ma quasi, quello che si definisce un consigliere delegato, da ultimo, a febbraio 2020 la Frenquellucci entra, con tutti i crismi, nella Giunta, con il ruolo di Assessore all’Innovazione, con deleghe pesanti come quella alle attività economiche. In questa occasione Ricci dichiara: “dobbiamo governare fino al 2023? Allora usciamo dall’ipocrisia. È evidente che questo governo diventa un progetto politico diverso rispetto al passato [aprendo alla possibilità di un accordo tra PD e Movimento anche a livello regionale, in vista delle prossime elezioni delle Marche], e Pesaro è un modello nazionale, se siamo riusciti ad arrivare a una sintesi partendo da posizioni diverse, questo si può fare ovunque”.
Quale copertina abbiamo pensato per Pesaro? Anche stavolta è stata l’araldica cittadina ad ispirarci. Abbiamo geneticamente modificato e rivisitato i simboli di due importanti famiglie, che dominarono Pesaro nel Rinascimento: il leone degli Sforza e la rovere dei Della Rovere, che Guido Ubaldo II, donò, pochi giorni prima della sua morte nel 1574, al Gonfalone della città, con le parole: "Vi dono la mia rovere e voglio che sia posta nello stemma della Comunità sopra il quartiere bianco e rosso con quattro mani che si stringono tra esse e sorreggono la rovere e sotto il motto: ‘Perpetua et firma fidelitas’ e voglio essere nominato Signore e padre vostro". Il Municipio di Pesaro esaudì la volontà del Duca e così determinò lo stemma della città con l'aggiunta della scritta ‘Munus GuidUbaldi de Ruvere Pisauri domini et patris’.

Mariella Palazzolo

Matteo Ricci

Matteo Ricci è Sindaco di Pesaro dal 2014, eletto a capo di una coalizione di centro-sinistra; nel 2019 è stato riconfermato al primo turno, con oltre il 57% dei voti.
Dal 2014 è Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e nel novembre 2018 diventa Presidente di ALI-Autonomie Locali Italiane.
Negli anni delle superiori entra a far parte del circolo giovanile Left e della Sinistra giovanile, poi nel PDS e nel 1999 viene eletto nel Consiglio Comunale di Pesaro. Nel 2003 diventa segretario comunale dei DS di Pesaro. Nel 2004 viene rieletto in Consiglio Comunale ed è il più votato della città. Aderisce al Partito Democratico, e nel 2008 è eletto Segretario provinciale. Dal 2009 al 2014 è stato Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino.
Nel 2013 entra nell’esecutivo nazionale del PD, dove assume l’incarico di Vice Presidente fino al 2017, e dal 2016 al 2018 è responsabile per gli Enti Locali. Oggi fa parte dell’Esecutivo delle funzioni politiche e istituzionali del Partito.
È autore di due pubblicazioni, "L'Italia alla ricerca della felicità" e "Primo, cittadino. Perché l'Italia può (ri)partire dai sindaci".
Rivolgendosi ai suoi concittadini, dice spesso: "Orgogliosi di vivere in una realtà di provincia: significa stare coi piedi per terra e pedalare più forte degli altri. Ma senza essere provinciali, perché vuol dire volare basso. E Pesaro merita grandi ambizioni".
Nato a Pesaro nel 1974, si laurea nel 2003 in Scienze Politiche all'Università di Urbino con una tesi dal titolo "Verso una Costituzione europea".
Molto riservato, poco traspare della sua vita privata, nemmeno sui social dove è molto attivo ed è è seguito da migliaia di follower, in particolare su Instagram matteopesaro e Twitter @matteoricci Unica cosa certa? Ama andare in bicicletta.

Marco Sonsini