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Agosto 2020, Anno XII, n. 8

Bruno Covas

Il Sindaco Guerriero

"A San Paolo la nostra priorità è sempre stata salvare vite e, pertanto, abbiamo adottato le misure per affrontare la pandemia di Covid-19 con grande serietà e trasparenza. Le nostre armi principali sono la scienza, la corretta informazione e la responsabilità sociale".

Telos: In Italia il Presidente del Consiglio dei Ministri è indicato dal Parlamento. Tuttavia, ogni volta che si parla di cambiare la Costituzione e introdurre l’elezione diretta del Capo del Governo, viene utilizzata l’espressione di ‘Sindaco d’Italia’. Questo sembra suggerire che un Sindaco abbia più potere di influire nella vita quotidiana dei propri cittadini persino di un Capo di Governo. Vale anche per il Brasile?

Bruno Covas: In Italia il termine Sindaco sta a significare Signore della città. È un parallelismo che farei negli stessi identici termini anche per il Brasile. Gestire la città di San Paolo con oltre 12 milioni di abitanti può essere paragonato ad una grandissima riunione di condominio nella quale ognuno ha una priorità diversa, ma è compito del Sindaco individuare le più essenziali e urgenti che possono recare benefici al più ampio numero di persone e a coloro che hanno meno opportunità. È dovere dell’amministratore pubblico dare precedenza ai più bisognosi, sempre. Mi affascina la vicinanza che la posizione del Sindaco ha con la popolazione, perché è attraverso questa sfera dell’azione di governo che passa la maggior parte delle richieste dei cittadini. Per chi, come me, ama la gente, questa è una grande soddisfazione.

La crisi del sistema dei partiti è stata molto probabilmente l’origine del diffuso sentimento anti-politico. Eppure questo distacco tra cittadini e la politica è molto meno forte quando si parla del Sindaco. È d’accordo?

Come ho appena detto, la Sindacatura è la posizione di governo più vicina alla vita quotidiana dei cittadini. Pulizia delle strade, lavori di pavimentazione, chiusura delle buche nell’asfalto, fornitura di attrezzature sanitarie di base, posti negli asili: non è una questione di destra o sinistra. La gente chiede servizi pubblici efficienti e ben curati: la città, dove vive e lavora, è il luogo nel quale ogni azione delle autorità pubbliche ha un impatto diretto sulla vita quotidiana. In un’elezione municipale, la polarizzazione che ha caratterizzato ad esempio le elezioni presidenziali brasiliane del 2018 non fa parte dello spirito con il quale si va alle urne. Le persone votano per chi ritengono sia in grado di offrire migliori soluzioni ai problemi sociali, abitativi, di pulizia e così via che rendono più vivibile la routine di milioni di abitanti. Il sentimento anti-politico è dovuto in larga misura agli eccessi e ai casi di corruzione che vengono a galla sempre di più man mano che le Istituzioni migliorano. La cosa importante è distinguere la buona politica e scommetterci per ottenere il cambiamento necessario.

Politico di lungo corso, nell’ottobre 2016 Lei è stato eletto Vice Sindaco di San Paolo e nell’aprile 2018 è entrato in carica come Sindaco. Quali sono le principali differenze tra fare il Sindaco e ricoprire gli altri incarichi nel corso della sua carriera? E quali sono le maggiori sfide nell’amministrare la più grande città del Brasile?

Sono già stato Parlamentare dello Stato di San Paolo per due mandati, Deputato Federale, Ministro dell’Ambiente dello Stato di San Paolo, Vice Sindaco in ticket con l’attuale Governatore, João Doria. Tutte queste esperienze sono state essenziali per ricoprire oggi la carica di Sindaco, che finora è stata la più importante e quella che mi ha dato più soddisfazioni dato che ho l’opportunità di porre in essere azioni che migliorano direttamente la realtà delle persone.
Da quando ho assunto l’incarico nella città di San Paolo, mi sono trovato davanti numerose sfide, oltre alla vita quotidiana in una metropoli globale, che costituisce di per sé una sfida. Ho affrontato l’incendio e il crollo di un palazzo occupato da senzatetto, uno sciopero nazionale dei camionisti che ha bloccato la fornitura di cibo e carburante a San Paolo, il crollo di un viadotto causato da un’inesistente manutenzione preventiva, una battaglia personale contro un cancro in metastasi e, infine, il confronto con una pandemia mondiale scatenata da un nemico invisibile. Il mio compianto nonno, Mário Covas, un grande politico brasiliano, diceva sempre “Avversità? No, non parlarmi di avversità. In queste situazioni, ci sono soltanto tre comportamenti possibili: affronta, combatti, vinci”.

La pandemia di Covid-19 ha rappresentato, per Lei, una sfida particolarmente significativa sia come Sindaco, sia come persona. Il 26 febbraio 2020 è una data scolpita nella roccia: mentre stava cominciando l’immunoterapia per un linfoma, ricevette la notizia che il primo caso del nuovo coronavirus in America Latina era stato confermato a San Paolo. Può raccontarci cosa è successo da allora?

È una lotta privata da un lato e una battaglia pubblica dall’altro, entrambe per contenere la diffusione di una malattia.
A San Paolo la nostra priorità è sempre stata salvare vite e, quindi, abbiamo adottato le misure per affrontare la pandemia di Covid-19 con grande serietà e trasparenza. Le nostre armi principali sono la scienza, la corretta informazione e la responsabilità sociale. Siamo riusciti a rispettare tre promesse essenziali nella città di San Paolo, cioè non lasciare nessuno senza assistenza sanitaria, nessuno senza cibo e, in caso di decesso, garantire una sepoltura dignitosa.
Qui i dottori non hanno dovuto scegliere chi salvare e chi lasciar morire per mancanza di respiratori, come è accaduto invece in altre città del Paese e nel resto del mondo. All’inizio della crisi avevamo 507 letti in terapia intensiva negli ospedali pubblici, mentre adesso, a seguito di una rapida espansione, abbiamo oltre 1.340 letti in terapia intensiva nella nostra rete. Quanto alla distribuzione di cibo, oltre un milione di cestini con generi alimentari di prima necessità e 800.000 pasti completi sono già stati donati alle fasce più vulnerabili della popolazione.
Nei cimiteri, sono stati adottati gli accorgimenti e stipulati i contratti necessari a far sì che la sepoltura delle vittime fosse condotta con rispetto, soprattutto per le famiglie che stanno già soffrendo per la perdita dei loro cari. Il 17 marzo abbiamo dichiarato lo stato di emergenza nella città di San Paolo e abbiamo messo in atto un piano per riorganizzare l’intero sistema sanitario. Abbiamo costruito due ospedali da campo per accogliere i pazienti ai quali è stato diagnosticato il coronavirus, abbiamo anticipato le feste municipali per aumentare l’isolamento e abbiamo limitato il commercio in generale, permettendo soltanto ai servizi essenziali di operare con rigorose regole di igiene e protezione.
Diverse azioni strategiche ci hanno consentito di pervenire ad una stabilizzazione dei numeri del contagio e di elaborare un piano graduale per la riapertura consapevole della città – il che non significa che la pandemia è finita. Rimaniamo all’erta e adottiamo tutte le misure necessarie per preservare la salute della popolazione, compreso l’uso obbligatorio di mascherine negli spazi pubblici e privati.

Marco Sonsini

Editoriale

Il Brasile esercita un fascino particolare su tutti, ma su di noi italiani forse ancora di più. Quello che invece si ricorda meno spesso è il legame forte che unisce i nostri Paesi, e in particolare l’Italia con la città di San Paolo: una lunga e antica storia di emigrazione.
Negli anni compresi tra il 1875 e il 1975 si calcola che sono stati circa un milione e mezzo gli italiani che hanno scelto di emigrare in Brasile. Gli anni di maggior sviluppo del flusso migratorio italiano comprendono il periodo 1887-1902, poi il flusso diminuì fino ad interrompersi con la prima guerra mondiale, per riprendere in maniera ridotta negli anni tra le due guerre e con più forza nel secondo dopoguerra. Gli italiani hanno avuto un ruolo fondamentale nei processi di modernizzazione del Brasile contemporaneo, e hanno partecipato in prima persona allo sviluppo dell’economia e all’industrializzazione. Tra le destinazioni dei migranti italiani spicca San Paolo, che ne ha accolto il maggior numero. Per questo fu chiamata ‘città italiana’ all’inizio del XX secolo, con i nostri connazionali occupati essenzialmente dall’industria nascente e nelle attività di servizi urbani. Gli italiani arrivarono a rappresentare il 90% dei lavoratori delle fabbriche pauliste nel 1901: in città si formarono delle vere e proprie ‘Little Italies’ (come Bras, Bom Retiro, Bexiga), dove si concentravano gli immigrati italiani secondo i luoghi di provenienza.
Il protagonista dell’intervista di agosto su PRIMOPIANOSCALAc è Bruno Covas, che governa quella che può considerarsi la città italiana più grande del mondo: una megalopoli di oltre 12 milioni di abitanti, e 6 milioni di questi discendono da italiani. Un accenno a questa italianità lo ritroviamo nelle parole di Covas, quando dice che la pizza è il cibo preferito dei paulisti.
Una città complessa San Paolo, che solo grazie alla lungimiranza e alla forza del suo Sindaco Guerriero è riuscita ad affrontare la pandemia del Covid-19. Covas è andato contro tutte le indicazioni di de-confinamento date dal Presidente Bolsonaro e ha imposto isolamento, chiusura delle attività commerciali e mascherine. Ha persino già cancellato i festeggiamenti del Carnevale 2021, una mossa davvero controcorrente che unita alla cancellazione del Gran Premio del Brasile che si svolge sempre nelle vicinanze di San Paolo, ad Interlagos, è tra i segnali più forti della gravità della situazione. Sin dai primi giorni della crisi, Covas è in prima linea, dorme persino in ufficio per ‘essere reperibile 24 ore su 24'. Quarant’anni, politico di razza, nipote di quel Mário Covas che è stato Governatore dello Stato di San Paolo, oggi combatte la pandemia per i suoi concittadini e una grave malattia personale: ha iniziato la chemio il 26 febbraio, giorno nel quale in Brasile si è registrato il primo caso di Covid. Ad ogni conferenza stampa ripete, ad una cittadinanza recalcitrante, lo slogan #FiqueEmCasa (rimanete a casa). Ma il suo esempio sta funzionando, e nonostante San Paolo sia uno dei principali focolai in Brasile, la città, grazie a questo Sindaco con i fiocchi, sta fronteggiando la crisi meglio del resto del Paese.
Nemmeno stavolta è stata l’araldica cittadina ad ispirare la copertina di questo numero di agosto, dove però, ancora una volta, la lettera iniziale della città si fonde con l’animale che la rappresenta. Vi troverete raffigurato il giaguaro, sempre geneticamente modificato dalla grafica, per rappresentare la trasformazione che i centri urbani devono affrontare, in tempi complessi come quelli di oggi. Il giaguaro ‘colui che caccia volando’ occupava un territorio che andava dal sud-ovest degli Stati Uniti a gran parte del Sud America. Oggi, questi magnifici felini, sono scomparsi praticamente dalla metà del loro territorio naturale, e si stima che in natura siano rimasti circa 65mila esemplari. La maggioranza si trova in Brasile, nella foresta pluviale amazzonica e nel Pantanal, nello Stato di San Paolo, la più grande zona umida tropicale. Nella città di San Paolo li si può trovare nell’area municipale di protezione ambientale Capivari-Monos, che si estende per più di 25mila ettari.

Mariella Palazzolo

Bruno Covas

Bruno Covas è il Sindaco di San Paolo, in Brasile, dal 2018, da quando il suo predecessore, João Doria, rassegnò le dimissioni per candidarsi a Governatore dello Stato di San Paolo.
Nel 2016 era stato eletto Vice Sindaco, nelle liste del Partito Socialdemocratico Brasiliano, dove milita dal 1998. Nel 2014 è stato eletto Deputato federale in rappresentanza dello Stato di San Paolo e nel 2015 è nominato Vice Relatore della Commissione interparlamentare d’inchiesta sulla Petrobas (CPMI da Petrobras) e membro della Commissione speciale sulla criminalità.
Prima di allora, dal 2011 al 2014, è stato Sottosegretario all’Ambiente dello Stato di San Paolo e Presidente dei Giovani del suo partito. Ma la sua carriera politica inizia già nel 2004, quando si candida a Vice Sindaco della sua città natale, Santos.
Nel 2006 è stato eletto membro dell’Assemblea Legislativa dello Stato di San Paolo, e durante quella legislatura (2007-2010) è stato il deputato più attivo.
La passione politica è una tradizione di famiglia: il nonno, Mário Covas, è stato Governatore dello Stato di San Paolo dal 1994 al 2001.
È laureato in Legge all’Università di San Paolo e in Economia presso l’Università Cattolica Pontificia di San Paolo.
È un amante della lettura: i suoi libri preferiti sono A Capital da Solidão: Uma História de São Paulo das Origens a 1900 e A Capital da Vertigem, entrambi scritti da Roberto Pompeu de Toledo. Queste letture, assicura Covas, descrivono la ‘sua’ metropoli dalle origini allo sviluppo e modernità del XX secolo, ne colgono la grandezza e la complessità. Ama ascoltare della “buona e vecchia” musica rock e fare sport, ancor meglio ascoltando il rock! Il suo cibo preferito è quello giapponese che, sostiene, è diventato una mania per il popolo brasiliano, ma dopo la pizza.
Bruno Covas ha 40 anni, è sposato con Karen dal 2004. Hanno un figlio, Tomás, che adesso ha 14 anni. La nascita del figlio “è stato il momento più bello della mia vita”, e Tomás è diventato il suo “progetto di vita privata preferito”.

Marco Sonsini