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Giugno 2025, Anno XVII, n. 6

Nicola Procaccini

Da Terracina a Bruxelles

In Europa ho portato proprio questo: il senso del limite e del realismo, la consapevolezza che ogni regola scritta dalle istituzioni europee ha una ricaduta diretta sulla vita dei cittadini, delle famiglie, delle imprese.”

Telos: “Sono cambiati alcuni equilibri politici al Parlamento Europeo.” È stata la sua dichiarazione dopo il voto per il rinnovo del Collegio dei Commissari Europei. In cosa si è sostanziato e si sostanzia questo cambiamento?

Nicola Procaccini: Un cambiamento significativo negli equilibri politici del Parlamento Europeo è evidente, Parlamento che oggi, più che nella precedente legislatura, è caratterizzato da maggioranze variabili e da un orientamento più a destra. L'assenza di una maggioranza stabile evidenzia come le alleanze si formino in base ai contenuti specifici di ciascun provvedimento. Non esiste un vero vincolo di maggioranza, come in realtà non c'è stato neanche nei cinque anni passati perché le maggioranze si formano sui contenuti e possono variare ad ogni votazione. Un significativo rafforzamento del ruolo e del peso specifico dell'ECR è indubbio, con Fratelli d'Italia che è passata da cinque a ventiquattro eurodeputati, diventando così una delle delegazioni più numerose. Questo incremento ha conferito all'ECR una maggiore influenza politica, unita ad una crescita dei Conservatori Europei. Tutto ciò ha permesso all'ECR di ottenere posizioni di rilievo, tra le quali Vicepresidenze della Commissione e del Parlamento Europeo, ma anche alcune Presidenze di Commissioni Parlamentari. È facile osservare un orientamento più marcato verso destra all'interno dell’Europarlamento, con il rifiuto di politiche considerate troppo ideologiche, come quelle associate al Green Deal. Un orientamento frutto del voto dei cittadini europei, che ha dato dei segnali precisi in due direzioni in particolare. Una è il rifiuto di un’ulteriore spoliazione di competenze degli Stati nazionali; l’altra è l’opposizione a quell’approccio furiosamente ideologico legato alle politiche dell’UE. Questa nuova situazione ha avuto riflessi anche sulla composizione della Commissione UE, che si è formata rispettando la prerogativa degli Stati Membri di nominare il proprio commissario. Inoltre, aspetto altrettanto significativo, lo spostamento dei consensi verso il centrodestra, che ora è forza di governo in molti Stati, sta determinando un analogo spostamento a destra del Consiglio Europeo, formato appunto dai governi dei 27 Stati dell’UE.

Il Consiglio Europeo, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo svolgono ruoli chiave nel processo decisionale dell’UE. Spesso però hanno punti di vista molto diversi tra di loro. Tra potere politico e rappresentanza chi conta di più?

L’attuale assetto dell’Unione Europea evidenzia l’esigenza di riequilibrare i poteri tra le istituzioni, restituendo più centralità alla rappresentanza democratica e alla sovranità degli Stati Membri. Il Parlamento Europeo dovrebbe contare di più, mentre oggi il vero potere decisionale è nelle mani della Commissione Europea e del Consiglio, nonostante il Parlamento sia l’unico organo direttamente eletto dai cittadini. Accade non di rado che non ci sia un perfetto allineamento tra le posizioni di questi tre organi. La circostanza ha una spiegazione tecnico-politica, figlia del meccanismo di formazione di queste tre istituzioni. Mentre il Parlamento è espressione del voto dei cittadini, chiamati alle urne ogni cinque anni, il Consiglio è formato dai capi dei governi dei 27 Stati dell’Unione Europea, i quali cambiano in base alle singole elezioni che si svolgono periodicamente nelle varie nazioni. A sua volta, la Commissione è formata da 27 commissari nominati dai singoli governi in carica nei vari Stati. È un delicato equilibrio che, come è facile intuire, spesso porta a posizioni non coincidenti. Questo è il motivo per il quale la Commissione Europea viene accusata di avere troppo potere senza un vero e proprio mandato popolare, e di funzionare come un governo non eletto che promuove spesso politiche ideologiche.
In questo gioco di incastri ed equilibri spesso conta di più chi ha il potere esecutivo e legislativo allo stesso tempo, quindi la Commissione, a scapito della rappresentanza popolare espressione del voto dei cittadini, cioè il Parlamento, ma anche del Consiglio Europeo. Quest’ultimo, secondo la visione di noi conservatori, deve avere maggiore peso e importanza perché è anch’esso espressione diretta della volontà popolare. Noi conservatori difendiamo una visione confederale dell’UE, e cioè quella di dare maggiore peso e importanza alle nazioni. Una visione fedele all'idea originale dell’Europa, un insieme di nazioni che fanno poche, importanti cose insieme, demandando il resto ai singoli Stati Membri. Il rischio, invece, è che l’attuale meccanismo possa degenerare, concentrando troppo potere, quello vero, nelle mani di un’élite tecnocratica guidata dalla Commissione Europea.

Le scelte politiche più recenti dell’Unione Europea vanno nella direzione di recuperare competitività nello scenario globale? Ad esempio, da più parti si è visto nel pacchetto farmaceutico proposto dalla Commissione un indebolimento della capacità di attrazione di investimenti in un settore strategico. Da componente della Commissione ENVI nella scorsa legislatura, quale valutazione dà del compromesso raggiunto in Parlamento?

Il tema della competitività del sistema produttivo dell’UE rappresenta un elemento strategico per il futuro della stessa UE, che è chiamata ad affrontare sfide significative per mantenere e migliorare la propria competitività internazionale. Queste sfide includono la necessità di innovazione tecnologica, la modernizzazione delle infrastrutture, la riduzione della burocrazia e il rafforzamento della produzione industriale. Per recuperare competitività, l'UE, oltre a investire in ricerca e innovazione, dovrebbe rafforzare il Mercato Unico, eliminando le barriere interne e facilitare la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone. Sostenere, inoltre, le filiere strategiche investendo in settori chiave come l’energia, la digitalizzazione e la produzione di beni strategici, per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Naturalmente vanno riformate le politiche regolamentari per snellire le norme burocratiche e favorire la digitalizzazione nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni.
Riguardo, in particolare, alle politiche relative al pacchetto farmaceutico, trovo che non siano sufficienti a recuperare competitività nello scenario globale. Sono necessarie politiche più equilibrate che sostengano l'innovazione e gli investimenti nel settore farmaceutico, garantendo al contempo l'accesso equo ai medicinali per tutti i cittadini europei. Sebbene la riforma abbia mirato a migliorare l'accesso ai medicinali e a semplificare le procedure, le modifiche apportate non affrontano adeguatamente le preoccupazioni espresse dalle imprese del settore. Le aziende farmaceutiche hanno criticato le nuove condizioni burocratiche e la riduzione della protezione brevettuale, ritenendole dannose per la competitività dell'Europa rispetto a paesi come gli Stati Uniti e la Cina, che offrono incentivi più favorevoli per la ricerca e l'innovazione. Auspico, quindi, una revisione delle politiche europee per promuovere una maggiore competitività e attrattività degli investimenti nell'industria farmaceutica.

Consigliere comunale a Terracina prima, poi sindaco per 8 anni. Nel 2019 il salto a Bruxelles, dove è Europarlamentare al secondo mandato, e co-presidente del gruppo ECR. Qual è oggi il suo rapporto con il territorio e cosa ha portato con sé in Europa di quella lunga esperienza da amministratore?

Il mio legame con il territorio non si è mai interrotto, anzi, è diventato ancora più centrale nella mia attività di parlamentare europeo. Non si può fare buona politica europea se non si parte dall’ascolto dei cittadini, dalle esigenze vere delle comunità locali. Da sindaco, ho imparato che le ideologie servono a poco se non si trasformano in soluzioni concrete: devi dare risposte reali, quotidiane, ai bisogni delle persone. Quella concretezza me la porto dietro ogni giorno a Bruxelles e a Strasburgo. In Europa ho portato la visione di chi sa che le istituzioni non possono vivere scollegate dalla realtà. Spesso qui si parla di regolamenti e direttive senza conoscere davvero cosa significhino sul campo. Io so cosa vuol dire confrontarsi con problemi come la burocrazia che soffoca le imprese, le infrastrutture carenti o la gestione dell’ambiente in territori complessi. E per questo cerco di portare una voce che difenda gli interessi reali dei cittadini, delle imprese, delle amministrazioni locali, ciò che serve davvero ai territori. È una visione che condivido con molti colleghi nel gruppo ECR: un’Europa che rispetti le identità, le specificità locali e che non pretenda di imporre modelli validi ovunque.
In sintesi, porto con me il senso del dovere verso una comunità reale, che mi ha dato fiducia prima come sindaco e oggi come europarlamentare. E a ogni decisione che prendo qui a Bruxelles, cerco sempre di chiedermi: serve a loro, ai cittadini? Il rapporto con il mio territorio, con Terracina e più in generale con la mia provincia e la mia regione è la bussola che continuo a usare ogni giorno.  In Europa ho portato proprio questo: il senso del limite e del realismo, la consapevolezza che ogni regola scritta dalle istituzioni europee ha una ricaduta diretta sulla vita dei cittadini, delle famiglie, delle imprese.

Marco Sonsini

Editoriale

Troppa Europa! Poca Europa! Esclamazioni che riflettono posizioni critiche in ogni senso possibile nei confronti dell’Unione Europea. Potrebbe voler dire che l'integrazione europea sia eccessiva in alcuni aspetti e insufficiente in altri.  Alcuni ritengono che l'UE imponga troppe leggi e regolamenti che ostacolano la crescita economica e la libertà degli Stati Membri altri che la Commissione Europea e le altre Istituzioni dell'Unione stiano esercitando troppo potere ai danni delle decisioni nazionali. Altri ancora che l’UE non fa abbastanza per coordinare le politiche degli Stati Membri, soprattutto in tema di difesa e immigrazione. Cerchiamo di capirne di più leggendo l'opinione del nostro intervistato del mese di giugno di PRIMOPIANOSCALAc, Nicola Procaccini, europarlamentare alla seconda legislatura e copresidente del gruppo politico ECR (Conservatori e Riformisti Europei). La sua posizione è molto chiara, e non ci sorprende, perché era ben presente nel programma di Fratelli d’Italia per le elezioni europee del 2024, nel quale si legge che il partito è a favore di un’Europa “confederale”, cioè composta di governi ma priva di una dimensione istituzionale davvero autonoma e sovranazionale, e che per la destra italiana della quale Procaccini è un esponente di punta, l’UE dovrebbe occuparsi delle grandi questioni del nostro tempo: la politica estera, la difesa, la sicurezza dei confini esterni, la regolamentazione del fenomeno migratorio, il mercato unico e l’energia, lasciando le politiche nazionali alle competenze dei singoli Stati. Pungolato dalle nostre domande ci dà il suo punto di vista sugli equilibri all’interno dell’Europarlamento, e di quello, molto dibattuto tra le tre le principali istituzioni dell'UE, che svolgono ruoli diversi nel processo legislativo. Gli chiediamo cosa pensa del compromesso raggiunto tra i gruppi politici al Parlamento Europeo sul pacchetto farmaceutico. Questo pacchetto, che si compone di una proposta di Regolamento ed una proposta di Direttiva, ancora in corso di esame, è un' iniziativa legislativa che esprime l’ambizione della Commissione Europea di ridisegnare l’intera cornice normativa in materia farmaceutica. Ciò che ha reso il complesso di queste proposte politicamente controverso è proprio il modo in cui la Commissione ha ritenuto di risolvere il latente conflitto tra due di quegli obiettivi, cioè la competitività del comparto farmaceutico europeo e l’accesso ai farmaci a prezzi sostenibili. Il pacchetto accorcia, infatti, i periodi di protezione della proprietà intellettuale, che garantiscono a chi ha investito nell’innovazione farmaceutica di non dover fronteggiare la concorrenza di altri prodotti (compresi i generici o biosimilari) nella stessa area terapeutica per un certo numero di anni. È un modo, secondo la Commissione, di rendere più accessibili i farmaci in tutta l’Unione Europea ed in particolare in quei Paesi dove la minore disponibilità finanziaria dei servizi sanitari si traduce in un ritardo nell’ingresso dei farmaci innovativi rispetto ai Paesi più ricchi: non a caso, questa impostazione è stata apprezzata soprattutto dagli Stati Membri della nuova Europa centro-orientale. Di contro, i Paesi dell’Europa occidentale, con l’Italia in prima fila, hanno sollevato l’obiezione che indebolire la protezione della proprietà intellettuale, porta con sé il rischio di rendere l’Unione sempre meno competitiva nell’attrarre investimenti nella ricerca e sviluppo di farmaci innovativi, proprio in una fase storica nella quale non solo i concorrenti storici come USA e Giappone, ma anche nuovi attori come Cina, Singapore, EAU, Arabia Saudita si dotano di norme molto più favorevoli di quelle europee. Non è un rischio astratto: se nel 2000 un farmaco innovativo su due era sviluppato in Europa, nel 2020 il rapporto era già sceso a uno su cinque. Il governo italiano ha agito con tempestività e determinazione per promuovere modifiche al pacchetto farmaceutico, fin dal position paper molto critico consegnato alla Commissione nel 2023. La posizione del Consiglio dell’UE adottata proprio qualche giorno fa, accoglie in parte i miglioramenti auspicati dal nostro Paese: ma sarà il Trilogo ad affrontare i nodi sui quali Consiglio, Parlamento e Commissione rimangono distanti.
Procaccini ci tiene molto a ricordare che non solo non ha interrotto il suo legame con il territorio, ma proprio grazie al fatto che è consapevole di quanto le decisioni prese a Bruxelles incidono sulla vita di ognuno di noi, l’Italia a partire dalla sua Terracina, è presente in ogni momento della sua attività da eurodeputato, perché solo così si può “fare buona politica europea”.
Insomma, la discussione intorno all'Europa unita è un argomento caldo. Al suo ruolo, alla sua importanza, alla sua capacità di intervenire nelle politiche dei singoli Stati: chi lo ritiene un inevitabile processo democratico, chi invece un carrozzone causa di molti mali che ci affliggono. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo? L’intervista a Nicola Procaccini ci aiuterà a capire.
Rosso, nero e bianco, i colori storici di Telos A&S li ritrovate nella grafica delle copertine del 2025 di PRIMOPIANOSCALAc.  L’identità dell’intervistato è rivelata per metà dal suo volto e per l’altra metà da una citazione tratta dall’intervista. Il suo nome è scritto con l’Abril Fatface, un elegante carattere ispirato ai manifesti pubblicitari europei del XIX secolo.

Mariella Palazzolo

Nicola Procaccini

Nicola Procaccini è co-presidente del gruppo ECR al Parlamento Europeo e responsabile del Dipartimento Ambiente ed Energia di Fratelli d'Italia. Militante nel Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale, aderisce poi ad Azione Giovani (AG), l'organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale (AN), della quale diventa dirigente nazionale. La sua attività politica negli anni universitari si divide tra Azione Universitaria, l'organizzazione universitaria di AN, e l'elezione, a soli 21 anni, a consigliere comunale di Terracina (1997-2001), dove siede fra i banchi dell'opposizione. Eletto sindaco di Terracina nel 2011, nelle fila del Popolo della Libertà, si ripresenta poi nel 2016, con Fratelli d’Italia e viene rieletto. Alle elezioni europee del 2019 si candida tra le liste di Fratelli d'Italia nella circoscrizione Italia centrale, e risulta il primo dei non eletti; diventerà comunque europarlamentare dopo la rinuncia al seggio da parte di Giorgia Meloni, con la quale, ai tempi della sua militanza in AG, c’era stata già una stretta collaborazione, e della quale diventa portavoce quando ricopriva la carica di vicepresidente della Camera prima, e Ministro per la gioventù poi. Alle elezioni europee del 2024 Procaccini viene ricandidato nella circoscrizione Italia centrale, e con 125.318 preferenze è il più votato in Italia dopo Giorgia Meloni. Viene poi confermato co-presidente di ECR. Il 14 gennaio 2025 viene eletto all’unanimità Presidente della fondazione ufficiale dei Conservatori Europei New Direction, fondata nel 2009 da Margaret Thatcher. Nato a Roma nel 1976, è figlio della politica e deputata di Forza Italia Maria Burani Procaccini. Si è laureato in giurisprudenza presso l’Università "La Sapienza" con una tesi in diritto amministrativo.

Marco Sonsini