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Telosaes.it

Il Blog di Telos

08
Nov, 2016

Il lobbista e il nuovo presidente Usa

Cosa accadrà alla Casa Bianca tra l'8 novembre (giorno delle elezioni) e il 20 gennaio (giorno dell'insediamento del nuovo presidente)?

Tutto sarà in mano al transition team, che curerà il passaggio di consegne. Le squadre dei due presidenti candidati hanno iniziato a lavorare già da molti mesi con lo staff della Casa Bianca. Si incontrano insieme con regolarità con l'amministrazione Obama, e caso unico nella storia delle presidenziali Usa, i loro quartieri generali sono nello stesso edificio.

Ad esempio, nell'ultima riunione di venerdì scorso - organizzata e presieduta dal Capo di Gabinetto di Obama, Denis McDonough - hanno affrontato il passaggio di consegne nelle agenzie federali. Il nuovo presidente e il suo staff devono conoscere la macchina dello Stato (soprattutto come funzionano i rapporti con le agenzie federali come l'FBI, la CIA eccetera), essere consapevoli delle procedure per la creazione del bilancio (e qui entra in gioco la "consulenza" del Servizio Amministrativo Generale - GSA) ed essere messi a parte delle intenzioni di Obama per la comunicazione post elezioni.

Un lavoro che non ha niente a che vedere con la campagna elettorale come dice Bill Palatucci, avvocato del transition team di Trump, "qui tutti lavorano sodo. Sentiamo il rumore della campagna elettorale in sottofondo. Le nostre teste sono sul lavoro da fare e sulle scadenze che dobbiamo affrontare. Nient'altro". Facile a dirsi. Un altro argomento dell'ultima riunione è stato quello delle nomine presidenziali. Che non sono poche. Il nuovo presidente, prima del giorno dell'insediamento, dovrà dare più di 4mila incarichi, mille dei quali necessitano dell'approvazione del Senato.

Il periodo di transizione è visto come un momento fondamentale per gettare le basi della nuova presidenza: nuove idee, nuove politiche e nuove persone occuperanno la Casa Bianca. La transizione ha mutato, da sempre, le direttrici della politica presidenziale, e i gruppi di interesse, con i loro lobbisti, hanno sempre cercato di capitalizzare questo momento, a volte caotico, della politica americana.

Non pensate però che i bravi lobbisti siano in attesa dell'esito delle elezioni. Almeno da maggio scorso, quando i due candidati hanno iniziato a identificare i membri delle loro squadre, presiedute da Ken Salazar per la Clinton e da Chris Christie per Trump, i lobbisti seri sono all'opera. E tutto questo accade in maniera chiara, senza gogne, ma come un'attività indispensabile per i candidati per comprendere meglio i temi che dovranno affrontare.

Per esempio nella prima settimana di ottobre lobbisti e rappresentanti di Uber, della Consumer Technology Association, della Motion Picture Association of America, e molti altri gruppi di interesse dell'IT, hanno incontrato Salazar. A settembre Christie ha incontrato Tim Pawlenty, già Governatore del Minnesota, e oggi presidente della Financial Services Roundtable (la più importante associazione dell'industria dei servizi finanziari) e Dean Sackett dell'Investment Company Institute, l'associazione che rappresenta i fondi di investimento.

Per non dimenticare almeno 50 rappresentati di aziende che producono energia. E poi Salazar, dopo aver lasciato gli incarichi governativi, non faceva il lobbista?

Il lobbista e il nuovo presidente Usa